Sono un Rifugiato
11 maggio 2016
0

S.D. ci segnala la storia di Khalil. Khalil stesso si racconta in un pezzo che è stato pubblicato qui.

Voi non potete immaginare cosa può significare un piccolo gesto per un rifugiato,  anche un solo sorriso vuol dire molto.
I rifugiati sono persone le cui vite sono state spezzate quando la violenza è arrivata sull’uscio delle loro case, persone perseguitate a causa del loro pensiero politico o religioso. I rifugiati scappano dalle loro case e dalle loro comunità a causa di eventi fuori dal loro controllo. Succede in fretta.
I rifugiati sono persone che corrono letteralmente per la loro vita. Senza una voce che li rappresenti, arraffando solo le cose che riescono a prendere, i rifugiati sono le persone più vulnerabili del mondo.
Un rifugiato è una persona lontana dalla sua patria, dove non può fare ritorno per fondati sospetti di persecuzione a motivo della sua razza, religione, nazionalità, opinione politica o appartenenza a un particolare gruppo.
Sono uomini, donne e bambini che fuggono da guerra, persecuzioni e agitazioni politiche. Devono espatriare con poco preavviso, incontrando grandi difficoltà nella loro fuga. Diventano rifugiati quando oltrepassano i confini e chiedono asilo in un altro stato. Si spostano quando sono costretti a lasciare le loro case.
Incredibilmente la gente non vede quanto sia arduo, quanto più grandi siano i problemi quando sei senzatetto in una città o in uno stato straniero e non capisci la lingua, è molto peggio di quello che immaginate.
Non sono mai voluto venire in Italia ma la mia famiglia era preoccupata perciò mi hanno mandato qui. Hanno iniziato a preoccuparsi per la mia sicurezza poiché ero coinvolto in un’organizzazione non-politica chiamata JKLF, che si batte per la liberazione del Kashmir, occupato dall’India e dal Pakistan e al quale io appartengo. In breve concludo che queste siano ragioni basilari per lasciare il mio paese, perché lotto per la libertà.
Non so quale sia la soluzione. So però che ci deve essere un modo per risolvere questi problemi.
Capire gli sforzi per proteggere i rifugiati nel mondo dipende dalla comprensione di molte questioni, dal significato di “protezione” alle complessità nella distribuzione di aiuti. Comprendere questo richiede una riflessione attraverso le azioni dei governi, dei cooperanti, degli accademici e dei media. Devono fare luce sulle questioni complicate riguardanti i rifugiati, lavorare a livello pratico per il futuro, ottenere un interesse globale per questi problemi e formulare politiche migliori.
Io sono un rifugiato e conosco personalmente altri rifugiati.
Non veniamo in Italia per cercare vantaggi economici, molti di noi non partono nemmeno con una destinazione chiara nella mente.
Arriviamo come umili persone. Siamo insegnanti, dottori, operai e badanti. Siamo padri, madri, sorelle e fratelli. Siamo persone, siamo umani. Lasciamo i nostri paesi per paura di ciò che ci succederebbe se non lo facessimo.
Ce ne andiamo a causa delle persecuzioni e abusi che abbiamo affrontato ogni giorno.
Vogliamo liberarci dalla paura. Perché purtroppo la paura è un’emozione molto potente.
Spinge le persone a fare cose che non avrebbero mai considerato prima. Li porta ad intraprendere il più prezioso viaggio immaginabile, attraverso i confini e nell’ignoto.
Caritas è una speranza per me, come rifugiato.
In un certo senso è come una grande stella che brilla di speranza, ma sfortunatamente non riusciamo a vederne la luminosità. Qualcosa è incompleto, ci sono delle ragioni dietro.
Vi suggerisco alcune domande a cui dovete trovare la risposta. Esiste a proposito un proverbio che dice: “l’uomo che pone molte domande spesso è stupido, ma l’uomo che non pone nessuna domanda rimane stupido tutta la vita”.
Dal mio punto di vista può essere che non ci sia abbastanza luce per far brillare questa stella, sulla facciata c’è un muro a forma di nuvole per cui non possiamo vedere la luce.
Le domande sono:
  • Chi fornirà più luce se non ce n’è abbastanza per far brillare questa stella?
  • Di chi è la responsabilità di rimuovere quelle nuvole tra noi e la stella?
Una volta che noi saremo capaci di vedere la vera luce di questa stella allora potremo trovare la nostra strada, la luce ci aiuterà ad organizzare il nostro futuro, questa è la realtà. E la realtà non è così fantastica come pensiamo, ma molto meglio di come immaginiamo.
Apprezzo il lavoro della Caritas, specialmente per i rifugiati. Lavorano tutti molto sodo e non c’è dubbio che cerchino sempre di consegnare il 100% delle loro prestazioni.
Ma penso che sia impossibile finché non espanderanno il loro cerchio di responsabilità.
La Caritas ha bisogno di cogliere la possibilità di espandere le responsabilità riguardanti i rifugiati, questo è il loro compito. Perché so che la possibilità ha creato distanza, solo la mente può cambiare qualcosa.
Tutti possono aiutare i rifugiati accogliendoli come nuovi e validi membri di questa società.
Puoi aiutare un rifugiato come volontario in Caritas o associazioni simili che si battono per l’insediamento dei rifugiati diventando insegnanti di italiano, guida nel paese, mentore di una famiglia, donando soldi, mobili e oggetti per famiglie, parlando ad altri dei rifugiati e impiegando o incoraggiando le imprese locali ad assumere rifugiati.
La vita è un viaggio interessante, non sai dove ti porterà. Il futuro è ancora incerto per me, è possibile che la vita mi metterà in ginocchio presto.
La mia sistemazione potrebbe essermi portata via presto e io non sono sicuro di cosa farò dopo.
Non so quale sia la soluzione.
So che ci deve essere un modo per risolvere queste questioni.
Deve esserci una luce in fondo al tunnel.
Mahtab Ahmad Khalil
3358 totali 1 oggi