Perché piace la mediocrità?
2 luglio 2016
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La crisi economica continua a tessere una tela, che tiene la città nel dormiveglia.

Sussurri e grida (per lo più flebili) si sentono di tanto in tanto anche in Consiglio comunale, ma sembrano del tutto inefficaci e deboli le riflessioni che la politica locale (senz’altro anche per riflesso nazionale) è in grado di esprimere. Si tratta per lo più di piccoli giochi delle parti, se non i rancori personali. Sanità, sistema delle fondazioni bancarie economia e lavoro sono i temi più toccati senza però molte convinzioni, anche se non mancano efficaci spunti programmatici, idee e proposte.

Qualche nota positiva si è vista in questi mesi nel campo dei servizi sociali, pur con tutte le doverose verifiche da fare nel tempo, per quanto riguarda la gestione dei migranti e dei rifugiati e del pluridecennale “problema” dei Rom.

Ciò che invece non sembra argomento di facile soluzione sono le questioni sopra richiamate: sanità, fondazioni bancarie, economia e lavoro. Si ha la forte impressione che le idee non manchino, ma forse non sono le più “efficaci” di fronte a problemi molto complessi da gestire.
La mediocrità è di facile approdo, nel senso che la politica riduce spesso i grandi problemi e i grandi sistemi a banali soluzioni, apparentemente razionali, che prescindono dalla qualità degli uomini e delle donne, che li dovrebbero governare. Si cerca di far quadrare il cerchio delle ipotesi più convincenti e soprattutto facili da comunicare alla gente e alla stampa locale, trascurando, appunto, la qualità delle gestioni e la necessità e l’urgenza di disporre di persone di spessore nei punti nevralgici dei sistemi organizzati.

Oggi noi ci troviamo in questa situazione: non abbiamo a disposizione persone coraggiose, adeguate alla soluzione dei problemi in campo, capaci di farsi carico di questioni importanti, senza pensare continuamente al proprio tornaconto professionale.
La Sanità ne è forse l’esempio più macroscopico, anche perché è un tema molto difficile da affrontare. Sempre più spesso si va alla ricerca di dirigenti o funzionari fedeli, ossequiosi, opachi, evitando scrupolosamente chi ha un margine di carisma, di senso dell’imprenditorialità o di intelligenza organizzativa.

Se ci guardiamo un po’ attorno, senza andare troppo lontano nel tempo, questo sta succedendo, qui da noi, da un po’ di tempo in qua.
Se non partiamo dal merito e dalla qualità professionale, etica e umana delle persone da mettere nei punti di massima criticità gestionale di Aziende pubbliche, noi non ne veniamo fuori, se non scrivendo sulla carta progetti apparentemente razionali.

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