Stand by me
20 giugno 2016
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Il Servizio civile di Giada e Matilde

Molti giovani  si avvicinano al Servizio civile per mettersi alla prova, per conoscere e capire quali scelte fare,  per percorrere la strada del loro futuro con qualche certezza in più.

Matilde Lotti e Giada Melandri  sono state selezionate come volontarie del Servizio Civile presso il Centro per le Famiglie, all’interno del progetto Stand by me in cooprogettazione con il Centro di Solidarietà di Faenza e l’Associazione S.Giuseppe e S.Rita di Castel Bolognese. Tra le tante attività nelle quali sono state coinvolte a partire da giugno 2015, sono state particolarmente coinvolgenti  quelle denominate Un nonno per amico e Attività compiti del Centro  per le Famiglie.

Questa è la storia di tre donne, Matilde, Giada e Vanda, una nonna, che accoglie e apre  la porta di casa sua ad un gruppo di bambini e bambine, capaci di essere un punto di riferimento e di amore/accoglienza per bambini e ragazzi a cui andava offerto un aiuto, qualche coccola, un ascolto intelligente e la compagnia di qualcuno che è lì per te, che sta con te.

Molte storie, che i bambini e le bambine  si portano dentro, andrebbero infatti prima di tutto ascoltate soprattutto quando la sofferenza le attraversa e l’ascolto non è cosa facile, proprio perché quando qualcuno sceglie di raccontarsi è perché si fida di te.

Giada e Matilde, volontarie del Servizio civile, educatrici, si sono messe nella condizione di accogliere, ascoltare, rendere meno pesanti  storie di  piccoli, condividendo questa loro esperienza con Vanda, fino a dover constatare che è stata una esperienza bellissima, arricchente, fantastica.

Nell’ascoltare il loro entusiasmo, si ha la sensazione di essere di fronte a realtà stand by mepesanti, tristi e nello stesso tempo in presenza di persone che hanno compreso  e sperimentato un’esperienza di vita in cui  si sono trovate “bene” fino al punto di “provare dispiacere  a lasciare il Servizio civile” e perciò disposte a “continuarlo un altro po’ per non lasciare di colpo i propri bambini” e a capire che “qui si imparano a conoscere i propri limiti” e a cercare nella condivisione con gli altri  la soluzione dei problemi.

Le condizioni dell’infanzia e della gioventù, che non siamo soliti raccontare insieme, qui si intrecciano più di quanto non immaginiamo, come pure l’incontro di tre generazioni tenute insieme da uno scopo, da un bisogno quasi reciproco, dove si da vita non ad un progetto, ma ad una esperienza di vita.

Accanto a questo progetto, c’è quello dell’Attività compiti al Centro per le Famiglie dove Giada e Matilde incontrano un gruppo di adolescenti, ragazzi della scuola media, dove le storie personali assumono le caratteristiche della pesantezza da contenere, dove è più difficile raccontare le proprie vicende perché si dovrebbe parlare di momenti in cui non si è conosciuto il bene o non si è imparato a voler bene. Questo è il momento in cui è difficile la fiducia dei ragazzi verso gli adulti, anche se giovani, dove la sofferenza è vissuta nel silenzio, nella diffidenza o qualche volta in un eccesso di euforia da contenere.

La storia di questo progetto è un po’ lunga.

Nasce nel 2006  con le Opere Pie, poi ASP Prendersi cura (Progetto “Tutorato educativo”) e con i Servizi sociali, ma certamente si fa più ricca con il Servizio civile dedicato in maniera  specifica con il progetto Attività compiti, ma soprattutto con un  Centro per le Famiglie continuamente attivo, in ascolto e di aiuto alle persone.

Fare insieme i compiti, aiutare i ragazzi a non abbandonare o a dismettere il valore della scuola, quando premono o pesano altri problemi, non è azione facile  perché l’adolescenza vorrebbe mettere sempre e davanti a tutto  le ragioni del cuore, le paure o i desideri che ti tengono occupato la mente.

Qui la parola “compagnia” ( sto con te ) assume diversi rilievi e connotazioni, da misurare caso per caso, ed è tale anche quando il silenzio o la comunicazione per brevi monosillabi  è comunque ciò che al momento lega, tiene insieme  due persone: un adolescente ed un adulto.

Il valore del  progetto “Stand by me”  del Comune di Faenza, all’interno del Centro per le Famiglie di Faenza, pensato da operatori di grande  sensibilità, che mettono al centro del loro lavoro il creare  delle opportunità per e con le giovani generazioni, sta non solo nei risultati che ottiene, ma nel clima che crea e nel coinvolgimento di Associazioni ed Enti  del territorio.

Il titolo del progetto non poteva essere più motivante. “Stand by me” (Stai con me) è una bellissima canzone di Ben E. King (1961), che dice “Quando viene la notte e la terra è buia e l’unica luce che vedremo è quella della luna, non avrò paura,  finché tu sarai con me”.

Il ruolo delle Istituzioni e della buona politica è quello di dare  un senso alla vita delle persone, in questo caso a quella di bambini e adolescenti.

Tre donne, Giada, Matilde e Vanda, ci raccontano una storia che dà  senso e valore alle Istituzioni, che dà uno spessore alla parola “compagnia”, dove chi dona bene , riceve altrettanto bene.

di Giuseppe Toschi


Approfondimenti:

Servizio Civile Volontario
Piano Sociale e Sanitario della  nostra regione

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