La violenza contro le donne rappresenta un’emergenza costante nel mondo ed un fenomeno drammatico anche nel nostro paese e nella nostra regione. Questa situazione che viola la garanzia di libertà e i diritti fondamentali , richiede un’attenzione particolare da parte delle istituzioni.
I femminicidi sono solo la punta dell’iceberg del fenomeno.
Facendo parte della Conferenza delle Donne Democratiche dell’Emilia Romagna ho avuto il piacere di partecipare alla stesura della Legge Regionale di iniziativa popolare contro la violenza di genere. Vorrei raccontare come si è giunte a questa legge ed alla successiva legge quadro sulla parità e contro le discriminazioni.
La Conferenza delle Donne Democratiche, insieme alla Consigliera Regionale Roberta Mori, dopo l’ennesimo caso di femminicidio, prese la decisione che non si poteva rimanere solo a guardare : occorreva rafforzare ed estendere gli interventi di contrasto, ma soprattutto quelli di prevenzione di questo fenomeno.
La legge di iniziativa popolare
A partire dall’ 8 marzo 2012 cominciò un percorso, insieme alle associazioni femminili del territorio, per arrivare all’emanazione di una legge di iniziativa popolare contro la violenza di genere che contrasta tutte le forme di violenza , riconoscendole come violazione dei diritti umani universali, alla vita , alla inviolabilità, alla libertà.
Questa legge dà alla Regione
- funzioni di promozione e di sostegno per le Associazioni ed i Centri che operano nell’aiuto e nella tutela delle persone che subiscono violenze,e ne valorizza l’azione;
- promuove e sostiene la creazione di una Rete Regionale contro la violenza di genere;
- istituisce l’Osservatorio Regionale;
- promuove, presso le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, specifici progetti volti alla diffusione di una cultura dei diritti umani e del rispetto dell’altra/o , con particolare riferimento al contrasto della violenza di genere ;
- promuove azioni di sensibilizzazione della popolazione nel campo della comunicazione e dei media;
- collabora all’attuazione del Piano Nazionale contro la violenza di genere e fissa le linee di indirizzo e gli obiettivi operativi del Piano Regionale.
Nella riunione del 22 marzo 2013 si organizzò la partenza della raccolta delle firme dal sabato 06 aprile 2013.
In piazza, in mezzo alla gente
Da questa data prese il via in tutta la regione la raccolta delle firme da presentare all’Assemblea Legislativa Regionale per far partire l’iter legislativo. Il risultato è stato sorprendente: il 19 luglio 2013 abbiamo consegnato alla Presidente dell’ Assemblea Legislativa dell’Emilia Romagna , Palma Costi, 12000 firme, a fronte delle 5000 necessarie.
Nella nostra provincia sono state raccolte 1278 firme , di cui 500 a Faenza: un bellissimo risultato!
La scelta di andare in mezzo alle piazze per raccogliere consenso è stata giusta ed è stato un momento emozionante : le persone hanno partecipato con entusiasmo e tanta è stata la solidarietà nel contribuire con la loro firma ad una battaglia di civiltà. Molti ci hanno raccontato le loro storie e ci hanno ringraziato per l’impegno nella diffusione e crescita di una cultura e sensibilità che tende al benessere di tutti: donne e uomini.
La Legge Quadro Regionale
La Legge Quadro Regionale per la parità e contro le discriminazioni di genere è stata approvata nell’Assemblea Regionale del 25 giugno 2014. Prima ed unica in Italia.
La Legge rappresenta una grande novità, per contenuti e per metodo, che ha visto infatti ampio e partecipato coinvolgimento, non solo di tutte le forze politiche, ma anche di soggetti esterni, come istituzioni, associazioni di volontariato, ordini professionali, università, enti locali e non ultimo dei cittadini, con l’integrazione all’interno della Legge Quadro della Legge di iniziativa popolare che hanno firmato.
Siamo alla partenza del Piano Regionale contro la violenza.
Questi strumenti ci devono servire per un cammino di crescita, di cultura, di comunicazione, di educazione, di prevenzione.
Sono temi che tracciano orizzonti per azioni positive che devono portare alla qualità ed al benessere sociale.
Questo cammino deve poter consentire l’evoluzione del concetto di sviluppo umano , ed il sogno che la violenza possa aver fine non deve mai svanire.
Stefania Ciani
Reati di violenza: le denunce
Nel 2014 in Emilia-Romagna sono state sporte oltre 9.000 denunce per violenze verbali, fisiche, psicologiche o sessuali su donne. Di queste donne oltre 5.500 sono state vittime di minaccia o ingiuria, circa 700 di stalking, più di 2.500 di violenze fisiche (lesioni e percosse), quasi 350 di stupro, di cui 29 con la partecipazione di più persone. Nello stesso anno, infine, sono state uccise 8 donne e altre 15 hanno subito un tentativo di omicidio.
Le donne sono il 48% delle vittime sul complesso dei reati violenti: il 91% delle vittime di stupri; il 76% tra le vittime di stalking ; il 48% di coloro che hanno denunciato percosse e il 48% delle vittime di violenze verbali quali ingiurie o minacce.
Il 51,3% delle vittime donne ha tra i 25 e i 44 anni.
I Centri anti-violenza dell’Emilia-Romagna
Nel corso del 2015 le donne che si sono rivolte ai 13 centri che compongono il Coordinamento dei centri antiviolenza della regione Emilia-Romagna sono state 3.353. Rispetto all’anno precedente, il 2014, sono aumentate di 55 unità (+2%). Fra di esse vi sono sia donne che sono approdate ai Centri per la prima volta (2410, 2,5% in meno rispetto alle 2.473 del 2014) sia quelle già inserite nei percorsi dagli anni precedenti.
Le donne italiane sono 1518 (64,4%), quelle provenienti da altri paesi 840 (35,6%). Il dato è in linea sui valori registrati anche negli anni precedenti.
Le donne con figli sono complessivamente 1731 (il 77,4% di tutte le donne nuove accolte che subiscono violenza), i figli sono 3020, in entrambi i casi in leggera diminuzione rispetto all’anno precedente (-4,5%). Nel 2014, le donne accolte con figli erano 1815 (79,3%) e avevano in totale 3.163 figli.
Nel 2015, poco più della metà dei figli delle donne accolte, il 55,6% (1678), ha assistito o subito direttamente atti o episodi di violenza.
Le donne accolte nel 2015 sono state vittime in larga maggioranza di violenze fisiche (il 66,8%) e/o psicologiche (92,7%). Meno frequentemente di violenze economiche (il 42,8%) e violenze sessuali (il 15,0%). Dati che rimangono pressoché invariati rispetto al 2014.
Le donne ospitate nelle case-rifugio e nelle altre strutture dei centri antiviolenza del coordinamento regionale, nel corso del 2015, sono state 198, i figli/e 213. In entrambi i casi si registra un aumento di 10 unità rispetto all’anno precedente. In media le notti di ospitalità per donna e/o figli/ sono state 117, con un aumento di circa 12 notti rispetto all’anno precedente.
(Fonte: regione Emilia Romagna/Sociale)