Dal 1 gennaio 2014 vi è un’unica AUSL della Romagna.
Un’Azienda dai numeri importanti perché si rivolge a circa 1.150.000 cittadini, ha poco più di 14.000 dipendenti e con un fatturato che supera i 2 Miliardi di Euro; raggruppa le quattro AUSL precedenti (Ravenna, Forlì, Cesena, Rimini) simili tra loro, ma differenti nel profilo specialistico e organizzativo che le ha caratterizzate fino qui.
Le potenzialità di questo cambiamento sono evidenti, a patto però che si realizzino quelle sinergie, tra i diversi territori e le diverse strutture, che permettano di sfruttare la nuova dimensione, dotandosi di miglior tecnologia, di operatori più formati e di un’organizzazione che permetta alle competenze di punta di esprimersi qualificando l’intero ambito aziendale. In definitiva l’Azienda dovrebbe essere in grado di offrire a tutti i suoi cittadini, ovunque residenti nel territorio della Romagna, i servizi di maggior qualità e pregio, oltreché l’intera gamma delle attività sanitarie già attive in tutte le sedi.
Tutto questo dovrebbe essere reso possibile promuovendo una completa e facilmente accessibile informazione del cittadino, che lo metta in grado di effettuare scelte consapevoli per affidarsi alla struttura e ai professionisti che desidera, offrendo così veramente a tutti, tutto il patrimonio di qualità delle cure presente in Azienda che verrà così percepita nella sua unitarietà e non sbriciolata nella vecchia logica delle vecchie aziende.
Le indicazioni regionali
In questi due anni diverse cose sono cambiate, ma solo a partire da settembre 2015 si è cominciato a mettere mano a una riorganizzazione dell’Azienda, molto complessa e dalle grandissime dimensioni, attraverso una serie di Atti interni che hanno riguardato i Dipartimenti sanitari.
Dall’inizio del 2016 la Regione Emilia Romagna ha predisposto delle Linee di indirizzo per la riorganizzazione della Rete ospedaliera, che dovranno essere adottate dalle singole ASL regionali per raggiungere gli obiettivi fissati, che sono di grande importanza perché prevedono la rivisitazione di molte modalità di funzionamento dei singoli Ospedali e della rete ospedaliera e del sistema delle cure erogate.
A premessa del documento di indirizzo la Regione Emilia Romagna rivendica le azioni di riordino già intraprese in passato che, in qualche modo, anticipavano quanto ora riporta il DM 70/2015.
In particolare la nostra Regione sottolinea l’approccio secondo il modello Hub & Spoke (H&S) per le discipline/attività per le quali la risposta più adeguata alle esigenze di qualificazione e sostenibilità doveva basarsi sulla concentrazione delle casistiche più complesse.
Sulla base di queste affermazioni la Regione Emilia Romagna giunge alla conclusione che “la classificazione delle strutture non rappresenta pertanto uno degli obiettivi” della riorganizzazione della rete ospedaliera.
L’Ospedale di Faenza
Messa da parte ogni ipotesi classificatoria occorre riflettere sul ruolo dell’ospedale di Faenza sia in termini di risposte qualitativamente valide nei confronti del proprio territorio, sia circa la propria collocazione nella rete ospedaliera aziendale. Sicuramente occorrerà una riorganizzazione, perché è indubbio che il presidio faentino soffra di diverse criticità. Vanno sanate le carenze di personale, ma occorre anche dare una direzione (primari) a parecchi settori/reparti che per il nostro ospedale rivestono importanza.
Sarà la visione che risulta dal piano di ristrutturazione che suggerirà le modalità con cui coprire queste carenze, se attraverso pubblico concorso (assai preferibile in diversi casi) o con sinergie professionali e tecniche da trovare all’interno dell’Azienda stessa, l’importante è che siano in ogni caso attuati in maniera trasparente ed equa.
Va poi sottolineata, in quanto coerente con le Linee guida della Regione, l’importanza che diversi punti di valore ancora presenti nel nostro Ospedale siano salvaguardati e valorizzati.
Un esempio dovrebbero essere le Sale Operatorie già esistenti, che dovrebbero entrare a far parte di un sistema più complessivo della Rete ospedaliera romagnola delle Chirurgie.
Ciò che deve risultare chiaro e incontrovertibile è l’unicità dell’Azienda sanitaria della Romagna.
Le difficoltà e le criticità non possono divenire pretesto per riportare indietro le lancette dell’orologio con un ritorno mascherato alle vecchie Aziende sanitarie.
I diritti della persona malata
Al di là di ogni alchimia organizzativa c’è il punto irrinunciabile che riguarda i diritti e il rispetto delle scelte delle persone ricoverate o da ricoverare. L’azienda è chiamata al massimo impegno per garantire la massima qualità delle cure, compatibile con la realtà regionale e le risorse assegnate; ma il raggiungimento di un’altissima qualità verrebbe in parte vanificato se ad essa non si accompagnasse l’equità di accesso.
Quale che sia la futura architettura dei servizi dovranno essere disegnati sulle persone e dalle stesse ben conosciuti anche da chi ha meno dimestichezza con gli apparati della sanità. Nei settori direttamente legati all’assistenza sanitaria ospedaliera, si deve fare di più e agire congiuntamente per assicurare i migliori standard assistenziali possibili in condizione di prossimità geografica, favorendo la permanenza, ove possibile, delle persone nei territori di residenza, attraverso una maggior integrazione e sinergia tra professionisti delle diverse discipline, tra i livelli di intensità di cura e soprattutto con una piena integrazione tra i servizi che operano sul territorio e l’ospedale,
Occorrerà però tutelare anche il diritto di libera scelta, per il bisogno di ricovero e/o per la progressività di cure necessarie evitando la costruzione di percorsi obbligatori che tendano a chiudersi all’interno delle vecchie aziende, ma, al contrario, favorendo piuttosto la possibilità di optare per un presidio in base alle proprie esigenze, anche promuovendo l’informazione dei cittadini su tutte le opportunità che l’Azienda offre.
Essenziale per un simile modello è il completamento della rete ospedaliera aziendale, attribuendo compiti, ruoli e specificità ai diversi nodi, cercando di migliorare e rafforzare i rapporti tra gli ospedali, sviluppando e implementando linee guida all’interno dei percorsi assistenziali affinché tutti i cittadini siano trattati con la stessa qualità delle cure, superando limitazioni o difficoltà legate ai modelli organizzativi e gestionali tuttora esistenti, pur a due anni dall’ entrata in funzione dell’ASL della Romagna.
In definitiva la persona, che deve curarsi, o per essa i suoi familiari hanno il diritto pieno di essere informati bene sui servizi di cura esistenti (qualità, specificità, competenza clinica, volumi di trattamenti eseguiti ed esiti conseguiti ) per essere liberi di scegliere in quale Presidio ospedaliero dell’ASL della Romagna ricoverarsi o anche fuori Azienda (Es. Faenza, Ravenna, Forlì, Cesena, Rimini, Bologna, ecc.).
E’ questo uno dei principi fondamentali irrinunciabili e sacrosanti per chi deve curarsi. Non si possono prendere in considerazione altre scorciatoie. Se ci sono procedure, protocolli o consuetudini da cambiare, si cambino.
(NB. Il seguito alla prossima puntata)
by RB