Stare insieme liberamente non è cosa facile, anche se tutto dovrebbe essere condito dall’amore e dalla condivisione di uno stesso progetto.
Stiamo parlando naturalmente di politica, di unioni, di fusioni e di aree vaste, dove accade che molti matrimoni sono combinati per tutelare priorità che si vogliono condivise a due per due, o giù di lì. In queste situazioni a soffrirne sono le collaborazioni reali, a tutto campo e la possibilità di ascoltare e di prendere decisioni conformi all’interesse generale e al bene comune. Viene da chiedersi se oggi siamo ancora “ maturi per la condivisione di obiettivi di valore, validi e uguali per tutti “. Sembra di no.
Gli esempi non mancano a partire dalla stessa Unione europea, dove i patti sulle più importanti questioni sono ormai:
- a due (Berlino e Parigi)
- a tre (i Paesi del Benelux o i 3 Paesi Baltici o i 3 Nordici)
- a quattro (i 4 Paesi del Gruppo di Viségrad, ex Paesi comunisti)
- a sei Paesi (i sei Paesi riunitisi ad Atene)
Fino a scendere giù giù, ovvero a casa nostra:
- con Bologna, la Città Metropolitana dalle geometrie variabili
- il Passante Autostradale Nord, divenuto poi di Mezzo (nel senso che passa letteralmente in mezzo ai Quartieri di Bologna, inquinandoli a dismisura)
- i Collegi elettorali dell’Italicum (che peraltro oggi ormai tutti disconoscono) destinati a dividere province e territori di antica identità (vedi Ravenna)
- le Camere di Commercio, con diversa vocazione ed equamente posizionate in quelle del Litorale adriatico e quelle dell’interno
- l’ Unione dei Comuni della Romagna faentina interessata a sperimentare anche le “fusioni” a due, a due e inevitabilmente ad uno ad uno,
- la nostra ASL della Romagna, che dovrebbe diventare una vera opportunità, ma che fatica a traguardare il sogno di cercare di tenere unite la qualità e la prossimità delle cure in un progetto di valore emblematico, cercando anche qui di trovare scorciatoie e matrimoni combinati di breve effetto, dove, anche in questo caso, le unioni sono a due a due, in qualche caso a tre, con buona pace per Rimini, beata nella sua solare e intoccabile solitudine e Cesena, per ora quasi unicamente interessata a trasferire il suo nuovo Ospedale a Villachiaviche
Anche in quest'ultimo caso (la sanità locale) ci sarebbe molto da costruire in virtù, pazienza e coraggio, ma come sappiamo è sempre difficile combinare politica, direzioni generali, competenze dei professionisti e obiettivi abbinati di grande prossimità e buona qualità delle cure. Sembra infatti mancare (o meglio manca) una regia capace di alzare il tiro, di creare una cultura, di motivare tutti o molti a guardare il bene comune di oggi, ma anche e soprattutto quello di dopodomani, perché non dobbiamo dimenticarlo in ogni matrimonio combinato c’è sempre il rischio di un’alta dose di ambiguità.
Ormai in pochi si chiedono se e cosa possiamo fare di più e di meglio, ma piuttosto come possiamo sopravvivere alla meno peggio. L’autorevolezza, l’attendibilità e la capacità di raccogliere consensi su grandi obiettivi che possono toccarci da vicino (pensiamo sempre alla nostra gente di Romagna) sembra destinata a ridursi. Non possiamo infatti dirci soddisfatti di come vanno le cose per il solo fatto che gli altri sono peggiori di noi, poiché da populisti incalliti o svampiti ci tengono al palo delle loro confuse, ma quotidiane polemiche.
Qui l’asticella dell’autorevolezza politica va alzata, diversamente rischiamo dall’Europa fino a casa nostra, di rimanere “soli”, avendo consumato progressivamente tutti i matrimoni possibili.
Chiediamoci piuttosto come fare per realizzare meglio le aree vaste, rendendole omogenee per valori profusi, lavorare per “unioni forti”, per progetti di caratura sociale, sanitaria od economica elevati e costruire “amori travolgenti, mossi da passioni ed ideali”. Sta venendo meno (anzi è del tutto assente) il fascino di una narrazione, che voglia prendersi cura della vita delle persone e delle loro comunità.
Il nostro stesso vocabolario si è impoverito poiché siamo diventati tutti: pazienti, clienti, elettori ed elettrici, consumatori, assicurati, tesserati, disoccupati, esodati, internauti e cultori di amicizie su Facebook, ecc.
Questo pezzo di territorio (a noi compete parlare di questo) merita altro e di diverso, da parte di tutti noi, dei nostri “matrimoni combinati”, che sempre più spesso, a dire il vero, non sono di interesse vero, ma provvisori rattoppi di una realtà che non siamo in grado di cambiare, per una serie infinita di motivi.